Dal mio Cuore al tuo Cuore

Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va.
(Eraclito – Panta rei)

Ogni volta che attuiamo un grande cambiamento nella nostra vita, dopo il periodo di transizione, ci sentiamo diversi, ci comportiamo in maniera diversa, pensiamo e sentiamo in maniera differente; abbiamo vissuto una morte ed una rinascita.

Quando ci addormentiamo la sera, in un certo qual modo, attraversiamo una morte per poi rinascere la mattina dopo, sicuramente diversi dal giorno precedente e cambiati, perché i sogni che facciamo hanno un grosso impatto emotivo su di noi.

Secondo gli insegnamenti tibetani la morte che “sotterra” il nostro corpo in realtà è un passaggio da uno stato ad un altro, da un livello di consapevolezza ad un altro, grazie al quale, finalmente, dopo averlo ricercato quotidianamente in vita, ci rendiamo conto che non eravamo quello che pensavamo di essere (l’IO), ma che in realtà siamo sempre stati un’Anima che, vivendo un sogno nel quale si è identificata così tanto, ha dimenticato chi era veramente.

Non c’è confine, non ci sono limiti tra IO e SÉ.

Riuscire ad unire queste due parti in una sola, trascendere la dualità terrena e identificarsi nell’unità divina, vorrebbe dire non morire mai, bensì parlare sempre e soltanto di trasformazione.

La mia più grande morte in vita, mi ha dato una profonda consapevolezza sulla dis-identificazione dalla personalità e dalla conseguente non-separazione di questa con l’Anima che alberga dentro il mio corpo.

Se non mi fossi abbandonata a quello che stava accadendo e non avessi seguito il flusso del cambiamento che mi stava trascinando da un’altra parte, forse adesso sarei ancora lì, attaccata al dolore e agli eventi che mi hanno traumatizzato e sconvolto i piani della vita e non avrei mai scoperto quanto la rinascita ci fa sentire forti e integri.

Non avrei mai notato quanto l’Universo ci assiste nei nostri passaggi e dei continui messaggi che ci manda affinché riusciamo a trovare il sentiero più facile da percorrere, per raggiungere poi alla fine … niente! Perché non c’è una meta a cui dobbiamo arrivare, non è un posto che dobbiamo cercare o uno scopo da conseguire; c’è solo il viaggio che dobbiamo vivere.

E se durante il viaggio ci troviamo ad affrontare ripide discese e irte salite che ci rallentano, ma nonostante ciò riusciamo ad utilizzare le esperienze dolorose per trasformarci e andare avanti, cosa ne facciamo di questa superata sofferenza e nuova forma ritrovata?

A questa domanda mi ha risposto Paulo Coelho:

Un guerriero della luce condivide con gli altri tutto ciò che conosce del cammino.
Chi aiuta, viene sempre aiutato, e ha bisogno di insegnare ciò che ha appreso. Perciò egli si siede intorno al fuoco e racconta com’è andata la giornata di lotta.
Un amico gli sussurra: <Perché parlare tanto apertamente della tua strategia? Non vedi che, comportandoti così, corri il rischio di dover dividere le conquiste con gli altri?>
Il guerriero si limita a sorridere, e non risponde. Sa che, se giungerà alla fine del viaggio in un paradiso vuoto, la sua lotta non avrà avuto alcun valore.

È arrivato forse per me il momento, di andare oltre il dolore, mettere da parte l’orgoglio, tirare fuori l’umiltà e condividere ciò che ho imparato.

Gratis et Amore Dei

***

Fotografia: Sabrina Calieri

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