Mi sono seduta sulla panchina in legno che si trova davanti ai maestosi tigli che dominano il mio giardino.
Volevo leggere un po’, ma vengo invece rapita dalla pioggia di petali dei fiori dei tigli che, avendo svolto il loro compito, cadono ora dolcemente sul mio corpo, sospinti dal vento o delicatamente staccati dalle zampette delle api che si muovono su di essi in cerca degli ultimi fiori ancora generosi dell’ultimo nettare.
Mi sono allora sdraiata utilizzando il libro come cuscino e godendo della temperatura ancora fresca della mattina, della leggera brezza e del ronzio delle api.
I tigli sono in fiore già da una settimana, quindi adesso le api sono poche rispetto a quelle che c’erano fino a qualche giorno fa e il meraviglioso suono che producono che rimbomba tutto intorno non è neanche la metà, ma lo stesso percepibile e capace ancora di far vibrare ogni cellula del mio corpo. Ma non è questo ciò che oggi ha attirato la mia attenzione, bensì la pioggia; la pioggia di questi profumatissimi petali che dopo un breve volo in picchiata cadono sulla mia pancia, sul viso, sulle braccia e mi sono meravigliata dell’immensa bellezza che circonda questa piccola morte.
Si perché alla fine i fiori stanno sfiorendo. Fra qualche giorno non ci saranno più, il loro profumo nell’aria sparirà, le api non visiteranno più i loro capolini, i cantaridi non si accoppieranno più sulle foglie a loro vicine, le vespe non verranno più in cerca delle loro prede. I fiori stanno morendo e anche tutta la vita che gira intorno alla loro presenza morirà.
Una bellezza momentanea che rimarrà nei ricordi della mente e in ogni cellula del mio corpo, sotto forma di meraviglia vissuta con il cuore e con la pelle.
E allora perché non piangere? Perché non essere tristi per la prossima scomparsa di queste emozioni e di questi sentimenti?
Perché ancora una volta la natura, con la sua impermanenza, è maestra di vita e oggi ha sussurrato al mio cuore di lasciare andare.
Se questa pioggia di petali non avesse fine, perderebbe la sua bellezza; se si verificasse ogni giorno per tutto l’anno non avrebbe tutto questo fascino; è la breve durata e l’intensità di questo tempo a renderla speciale.
In più c’è la sorpresa dell’inatteso. Quando mi sono seduta sulla panchina, non mi aspettavo di vivere questo evento, non avevo programmato di sperimentare queste emozioni e di elaborare queste riflessioni.
I fiori lasceranno il loro posto a delle piccole palline verdi, che seccheranno diventando marroncine e che poi anche loro cadranno tappezzando il suolo di una coltre rumorosa perché scoppiettante sotto il peso di ogni passo.
Lasciare andare i bei momenti trascorsi, le belle emozioni vissute, i sogni desiderati, gli eventi attesi o le persone amate, non significa dimenticare, non significa rinunciare; significa prepararsi al nuovo, significa lasciare spazio ad un nuovo sorprendente inatteso.
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Fotografie: Sabrina Calieri
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