Quattro anni fa, oggi, iniziava quella serie di eventi spiacevoli che hanno completamente stravolto la mia vita e il mio essere.
Laggiù, in quel momento, quattro cuori si sono fermati.
…
Tre anni e mezzo fa, così scrivevo:
“E poi c’è la Vita,
che non si stanca mai di metterti alla prova. Un momento ti dà e il momento dopo ti toglie. A volte invece toglie e basta e ti ritrovi a guardare il vuoto sperando che un aiuto cada dal cielo, a sperare che il tempo torni indietro, a rimpiangere azioni non compiute o compiute troppo tardi e a chiedere scusa per le pazzie commesse. Si, perché in questi casi l’intelligenza non serve a niente; perdiamo la testa dimenticando perfino chi eravamo, cosa facevamo e come lo facevamo. La lucidità si offusca, la ragione si perde, la razionalità viene sopraffatta dalle emozioni, la vista si annebbia, le forze ti abbandonano e il cuore si spegne.
E poi c’è la Vita,
che vorresti che finisse per non sentire più tutto così intensamente, tutto così maledettamente vivido in ogni centimetro della pelle, tutto così forte da farti mancare qualche respiro e ritrovarti l’attimo dopo a sbattere gli occhi così rapidamente per l’incredulità.
E poi c’è la Vita,
che prima di farti sorridere di nuovo ti fa piangere lacrime fino a che gli occhi ti fanno male, la gola si strige e il petto si comprime.
Si fa buio,
vedi l’oscurità dentro di te e senti i tuoi pensieri che ti parlano di una soluzione a tutta questa sofferenza; una via di fuga senza possibilità di ritorno. Una via che da un lato spaventa, ma dall’altro ti fa sentire quasi sollevata perché ci sia. Quella via che finalmente spegnerebbe l’angoscia, l’ansia, la tristezza, la delusione, i rimpianti, le aspettative fallite, ma che impedirebbe anche ad una qualche forma di speranza di prendere forza e potere per andare avanti.”
…
Un gran dolore, un dolore immenso; nella pancia, nello stomaco, nelle ossa, nel cuore; ovunque.
Pensavo di morire.
Volevo morire.
Tutto si ferma.
Silenzio.
E così è stato.
La mia personalità si è ribaltata, trasformandosi completamente;
il mio cuore si è rotto, allargandosi di più;
il mio corpo si è irrigidito e spezzato, ricomponendosi in un’altra forma
e la mia Anima da ingabbiata, si è ritrovata con delle bellissime ali.
In quel silenzio ho avuto modo di rendermi conto che non dovevo cercare una via o un modo per allontanarmi dal dolore, ma dovevo restare lì, ferma, in ascolto; dovevo solo essere.
Essere il dolore che provavo, sentirlo vibrare nel mio corpo e accarezzarlo dolcemente;
essere l’ansia che mi stringeva lo stomaco e accettarla;
essere la tristezza che fermava il mio cuore e coccolarla.
Ho dato spazio e manifestato ogni singola emozione, riconoscendola e chiamandola per nome. Ho meditato, ho camminato, ho contato i respiri, ho smesso di prendere decisioni; non avevo compiti ed obiettivi, non avevo un programma o delle scadenze. Ho cucinato, ho disegnato, ho scritto e fatto il sapone, … semplicemente ero …
… sentivo e facevo.
Ho dedicato la maggior parte del tempo alla me ferita, l’ho ascoltata, compresa e curata; le ho dato modo di esprimersi, di parlare, di esistere. Ho approfittato del tempo, non sono scappata via.
E così per ora continuo a fare, giorno dopo giorno, respiro dopo respiro, attimo dopo attimo; mi osservo, mi ascolto, mi comprendo e mi amo.
…
Rendendo pubbliche queste mie parole voglio rendere onore a ciò che è stato, a ciò che ho provato, a chi ho amato e chi desiderato.
Ma voglio anche fare a te, che stai leggendo, un dono, con l’augurio che anche tu possa trovare la forza e il coraggio per vivere al tuo meglio e al tuo massimo!!!
Ti abbraccio
Gratis et Amore Dei
Se vuoi scrivermi per condividere una tua esperienza, la leggerò con enorme rispetto.
***
Fotografie: Sabrina Calieri
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