Un anno fa, oggi (più o meno), stavo terminando la mia metamorfosi.
Ancora dentro al bozzolo mi muovevo confusa fra momenti di panico e momenti di estrema fede.
Quando mi sono sentita pronta, ho aperto la porta e sono uscita.
Dopo mesi di oscurità la luce là fuori quasi abbagliava, ma non mi sono fatta frenare; volevo andare avanti.
Mi sono stropicciata gli occhi, ho inspirato profondamente e ho mosso il primo passo.
… Passo dopo passo …
Mai avrei pensato di vivere un anno così pieno, ricco di avventure, emozioni e riflessioni.
Avevo iniziato a camminare con la speranza di giungere finalmente all’isola felice, ma pensare che le sfide da affrontare, le ombre da osservare e le paure da sconfiggere ad un certo punto si esauriscano, è un gravissimo errore.
La vita ti spinge ad una continua messa in discussione e niente o nessuno, in questo cammino, è capace di fartelo fare come i bambini.
“Dite: È faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi,
inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
E’ piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.”
(Janusz Korczack)
Non è facile stare alla loro altezza, né quella di statura, né quella del loro cuore.
Abbassarsi alla loro misura significa trovarsi davanti a dei maestri o maestre di sorrisi, di insicurezza, di gioco, di urla, di forza, di gioia, di rabbia, di risate, di libertà, di cerotti e acqua ossigenata, di pittura, di disegno, di invenzioni, di lotta, di contatto fisico, di storie fantastiche, di abbracci e di amore.
Innalzarsi al livello del loro cuore significa mettersi nei loro panni, nelle loro emozioni, nella loro storia, pur sapendo che noi per loro possiamo fare ben poco, se non essergli vicino, fargli sentire la nostra presenza e facilitare la comunicazione con un altro bambino o bambina. Il lavoro, il confronto, le sfide, la competizione, ci sono anche in tenera età e sono i bambini stessi che devono trovare le loro risorse per vivere al meglio quello che la vita ha riservato per loro.
“Tutto a un tratto, come dal nulla, il bambino o la bambina mostrano chi sono, la cosa che devono fare. Queste urgenze del destino sono spesso frenate da percezioni distorte e da un ambiente poco ricettivo, sicché la vocazione si manifesta nella miriade di sintomi del bambino difficile, del bambino autodistruttivo, portato agli incidenti, del bambino <<iper->>, tutte espressioni inventate dagli adulti in difesa della propria incapacità a comprendere.”
(James Hillman)
Cari genitori
“Grazie per l’opportunità. […] per avermi permesso di subentrare e di esprimermi in questo nuovo ruolo per me.
Grazie per la fiducia. Non deve essere facile lasciare il proprio figlio nelle mani di qualcun altro, girare le spalle, andare via e impiegare la propria attenzione e concentrazione in qualcosa di diverso senza soffermarsi sul dubbio se il bambino o la bambina stia bene.
Grazie per la responsabilità di cui ho sentito il peso sulle spalle. Trovarmi con questo carico è stato per me un enorme privilegio perché grazie ad esso ho avuto la possibilità di vedermi e conoscermi da un altro punto di vista.
Grazie per la vostra presenza e amicizia. Ognuno di voi, a modo vostro, siete stati una mia immagine riflessa che avevo bisogno di vedere.
Grazie per i vostri figli che mi hanno reso “mamma”. I bambini che spesso sbagliando termine nel chiamarmi, mi hanno fatto sognare di esserlo veramente.”
Cari bambini
Il mio GRAZIE più grande va a voi!
Insieme a voi ho trascorso mesi travolgenti da ogni punto di vista umano possibile. Ho fatto tutto quello che potevo e messo in gioco tutto ciò che ho compreso di me e della vita negli ultimi anni, per starvi vicino, per ascoltarvi, per comprendervi, per accogliervi così come eravate, con le vostre forze e certezze, ma anche con le vostre fragilità e incertezze.
Vi ho fatto entrare di corsa spalancando le porte, pesticciare ovunque e lasciare impronte e tracce del vostro passaggio; vi ho fatto buttare all’aria ogni stanza del mio IO, mettere a soqquadro le mie insicurezze e fare luce sulle mie ombre.
Per tutto questo vi ringrazio.
È stato per me un anno molto intenso, formativo e di profonda introspezione, grazie al quale ho compreso l’importanza del lavoro su di sé, da fare prima di stare vicino a delle anime pure come voi.
Vi chiedo scusa se il mio cuore non era ancora abbastanza grande da contenere il vostro; se le mie braccia erano ancora troppo piccole per riuscire ad abbracciare tutto quello che contenete al vostro interno; se il mio corpo era ancora troppo lento per riuscire a mantenere il vostro passo; se la mia mente era ancora poco elastica da elaborare il tutto velocemente.
“Ho iniziato dieci anni fa a lavorare su di me, a mettermi in discussione, a cercare di conoscermi, di migliorarmi e a studiare su come parlare alle persone, ma rimango sempre fallibile per le ancora presenti fragilità e vulnerabilità, per le quali però non chiedo scusa, perché sono proprio queste che mi spingono in avanti a ricercare ancora cose nascoste dentro di me, su cui portare luce e amore.”
“Ho imparato, camminando nella mia vita, che vivere non significa fare qualcosa o raggiungere qualche obiettivo, bensì ESSERE.
La vita è un viaggio, ricco di esperienze e insegnamenti che devono semplicemente essere accettati e vissuti, non modificati o evitati; imparare ad essere, vuol dire imparare a vivere.
Ho cercato prima di tutto di trasmettere questo ai vostri figli; non so se ci sono riuscita, ma ho dato il mio meglio, in ogni circostanza.”
“Voglio che riusciamo a vedere come ciò che fanno e che patiscono i bambini abbia a che fare con la necessità di trovare un posto nella propria specifica vocazione in questo mondo. I bambini cercano di vivere due vite contemporaneamente, la vita con la quale sono nati e quella del luogo e delle persone in mezzo a cui sono nati.”
(James Hillman)
“Infine, cari genitori
volevo augurare ad ognuno di voi, ai componenti della vostra famiglia, ma soprattutto ai “miei” bambini, di raggiungere quella luce che c’è dentro al cuore, di sperimentare la sua forza, di credere nella sua saggezza, di espandervi in essa, di sentirvi parte di questo mondo e di riuscire a trovare la VOSTRA strada in questa vita.”
“L’anno finisce, i saluti saranno pronunciati, ma per me le relazioni instaurate restano, se anche voi vorrete.”
Vi abbraccio dal cuore
Sabrina
Gratis et Amore Dei
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Fotografie: Sabrina Calieri
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