Quando i bambini incontrano le api

“Del rugiadoso mel, celeste dono,
Restami a dir.”

Sono proprio loro, i bambini, i migliori maestri di vita.
Quando si trovano davanti al magico mondo delle api, ai loro occhi si aprono le immagini della loro famiglia, dei loro bisogni e delle loro aspettative.
La curiosità, senza veli e limitazioni, si fa spazio nell’aria non curante del giudizio.
Si apre così il palcoscenico delle domande che mette in luce aspetti intimi della vita di ogni bambino, che possono diventare un grande specchio, utile a noi “grandi”, per osservare meglio la nostra.

“Cosa succede quando un fuco litiga con l’ape regina?”

Le domande che ci poniamo sono il riflesso del nostro mondo interiore.
Farcene quante più possiamo e non tanto trovare la risposta, è il lavoro più importante che possiamo fare per aprirci alla vita.

“Ma quindi un’ape regina che nasce non conoscerà mai la sua mamma?”

Le riflessioni che spesso ci concediamo di fare sui nostri moti interiori sono quasi sempre rivolti allo stato del nostro cuore e sulla sua apertura verso la cura e l’amore. Quanto conosciamo di questo? Quanto ci prendiamo cura di ciò che ci sta intorno? Quanto ci diamo per chi ci sta vicino? In che modo amiamo?

“Come sognano le api?”

Alzi la mano chi non ha mai alzato il naso all’insù e guardando il cielo ha desiderato una cosa impossibile.
Scommetto che siete tutti come me, con le mani in tasca.
I nostri sogni sono il trampolino di lancio per i nostri progetti; sono l’intelaiatura delle ali che ci serviranno per spiccare il volo; sta a noi montare il resto.

“Le api si danno dei nomi?”

Se non siamo soli al mondo un motivo c’è e incontrarci, conoscerci e instaurare relazioni, ci serve per conoscere noi stessi nel profondo del nostro essere …

“A te ti riconosco le api?”

… e il riconoscimento che l’altro ci dona, è l’espressione della gratitudine per quello che siamo e per quello che facciamo.

“Cosa sono gli spermatozoi?”

Se i bambini fanno la domanda significa che sono pronti a ricevere la risposta … quella vera.
Un adulto che non riesce a rispondere o che elude la domanda, significa che è lui che non è pronto ad affrontare l’argomento. Forse per pudore? Forse per vergogna? Forse per i tabù che gli sono stati a sua volta imposti?
Invece di aspettare che i nostri figli diventino pronti, o che ricevano risposte da altre fonti, magari scorrette o approssimative, o che invece si facciano idee confuse o sbagliate, rendiamoci noi pronti ad essere emotivamente in grado di rispondere ad ogni domanda improvvisa dei nostri figli.

“Tu fai questo di lavoro?”

Ci provo!
Metto tutto il mio cuore e il mio essere quando parlo di quello in cui credo e che amo.
Il mio umile intento è riuscire a trasmettere ciò che ho appreso della vita facendo io stessa esperienza diretta di quello che dico.

Un grazie enormemente grande ai bambini della 3D e 3C e alle loro maestre della scuola primaria Curina dell’I.C. Severi di Arezzo.

Gratis et Amore Dei

“Meraviglioso di minute cose
Spettacolo vedrai: tutte io de l’api
Con ordine dirò l’arti e i costumi,
I duci audaci, e i popoli, e le guerre.”

“Prima di tutto è da cercarsi a l’api
Riparato soggiorno, ove nè il vento
Penetri, che le trepide lor ali
Sbatte, e a l’albergo la raccolta preda
Vieta portar, nè pecora, o capretto
A i fiori insulti, nè giovenca errante
Ivi al mattin la tremula rugiada
Scuota, o prema col piè l’erbe nascenti.”

Ma gli alvëari, o di cortecce cave
Sien fabbricati, o di flessibil giunco,
Stretto l’ingresso avranno, onde per freddo
Non geli il mel, nè per calor si sciolga.

“Ma Febo già serena il cielo, e guida
Cacciando il verno la stagion migliore;
Tutte allor fuor le industrïose pecchie
Escon, pe i boschi e per le verdi selve
Peregrinando, e i rugiadosi fiori
Suggono, e lievi a vol radendo i fiumi
L’onda somma delibano, e pasciute
E prese poi da non so qual dolcezza
A nutrire, e a covar la prole, e i nidi
Tornano allora, e le tenaci cere
E il mel con arte a fabbricar si danno.”

Ma quando il nido abbandonando i folti
Sciami vedrai lungi involarsi, ed alto
Nuotar per l’aër liquido e sereno,
Quasi spinte dal vento oscure nubi,
Osserva il corso lor, chè di dolci acque
In cerca andran su la vicina riva,
O d’arbore frondosa; […]”

“Tu molto pria ne gli agitati petti
L’ire nascenti antiveder potrai,
Poichè le pigre ad eccitar già s’ode
Un fremer sordo, e un bellico fragore,
Che il rotto squillo de le trombe imita:
Di quà di là con trepido tumulto
Attruppando si van, le stridul’ali
Snodan vibrando, e arruotano co i rostri
I lor pungoli acuti, e braccia e piedi
Atteggiano a pugnar”

“Educan altre i pargoletti figli
Speme del popol lor, purgano alcune
E condensano il mele, e tutte poi
Del nettare söave empion le celle.”

“Non altrimenti, se a le grandi cose
Paragonar le piccole è permesso,
L’innato amor del mel fa l’api intente
Ognuna al suo lavor.”

“D’api feconde, e numerosi sciami
A lui ronzavan gli alvëari, e in copia
Spremea da i favi lo spumante mele […]”

“Sole però fra gli animali tutti
Hanno il tetto comun, comune i figli,
E patria riconoscono, e penati
Stabili, e fisse ed ordinate leggi:
E de l’inverno memori al travaglio
Attendono l’estate, e tutti poi
Pongono in serbo ed in comun gli acquisti.”

“A questi indizii, e prodigiosi esempi
Riflettendo talun pensò, che l’api
Abbian celeste origine, ed un raggio
Chiudano in sen de la divina mente […]”

Didascalie dalle “Georgiche, Libro quattro”, Virgilio

***
Fotografie: di gentile concessione da parte delle maestre

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